PAUSAGOSTO
1. L’elogio senza evento
L’elogio senza evento è un evento raro. L’elogio con evento è la norma.
Su due piedi, mi pare di poter dire che l’evento in cui l’elogio avviene può essere di due tipi: si elogia quando si raggiunge un traguardo e si elogia quando si muore (sempre un traguardo).
L’elogio più scontato, il più semplice. La nostra bravura è evidente e ‘oggettiva’ quando vinciamo e quando moriamo.
Bisognerebbe istituire il giorno dell’elogio senza evento. Ognuno dovrebbe farlo per sé: scegliere un giorno della settimana in cui elogiare un amico, un parente, un nostro modello di qualche tipo senza alcun motivo immediato, diretto, evidente ed oggettivo.
Pensate se ognuno lo facesse una volta a settimana, in un giorno a caso, che senso di pienezza per chi l’elogio lo da, per chi lo riceve e per chi lo ascolta.
L’elogio senza evento è l’evento del secolo.
2. Non mi hai mai deluso
Non mi hai mai deluso.
Quando scendi di casa sorridente.
Quando non ho pretese e non ne hai tu.
Quando mi impaurisco al pensiero che possa essere in un modo invece del modo che vorrei, e tu mi dimostri che è esattamente nel modo che vorrei e meglio.
Non mi hai deluso quando non hai superato una delle prove a cui tenevi. La tua paura di deludermi non si realizzerà mai.
Ho scoperto che non puoi deludere chi ti ama.
3. Il caffè che sei
Il caffè diventa te. Tu diventi il caffè che bevi. Io sono ‘poco zucchero in vetro’.
Il personale del tuo solito bar si ricorderà il caffè che prendi. Se, nella confusione, sbaglia, te lo farà daccapo. Non è concesso dire: “è uguale”.
Il barista insisterà che tu lo prenda come lo prendi di solito. Come a dire: “come osi trattarti così male? tu sei ‘poco zucchero in vetro’, non puoi sminuirti così! Non puoi lasciare che qualcun altro decida chi sei! Auto-definisciti.”
Un cambiamento nel modo in cui prendi il caffè verrà percepito come un cambiamento chiaro, netto, facilmente associabile ad un cambiamento di vita più profondo.
Un cambiamento modifica te e la tua relazione con gli altri.
Io sono ‘poco zucchero in vetro’. Da un po’ di tempo ho tendenze verso ‘amaro in vetro’.
Il momento in cui ho confessato alla mia barista un altro lato della mia identità, ho captato il senso di confusione che tale gesto aveva determinato. “Ah mo te lo prendi così? E come mai?” come a dire “c’è qualcosa che devo sapere?”.
Da quel momento ricomincia il processo di conoscenza. Si torna indietro. Ci si allontana. Il fatto stesso che ogni volta debba chiedermi “amaro o poco?” ci rende inevitabilmente meno vicini.
È come se il prima venisse messo in dubbio. La fiducia va ricostruita, e non è detto che ciò accadrà mai.
“Non ti riconosco più”.
4. Un ottimo maestro
Ascolto tutti.
Davvero tutti.
Chi vuole spiegarmi come farebbe cose che ho fatto io e che lui non ha fatto.
Chi parla del mio percorso come fosse il suo percorso, sovrapponibile.
Chi mangia dal mio piatto e sminuisce il mio operato per timore che possa realizzare di non aver bisogno di lui.
Ascolto tutti, ma prendo lezioni solo da me stesso. E a guardarmi adesso diresti che ho avuto un ottimo maestro.
5. Il caso della vigilia
La scorsa vigilia di Natale cercavo un giubbino per uscire e sono andato a rovistare nell’armadio di mio padre.
Di tanto in tanto ci trovo cose che mi vanno. Aveva giusto mezza taglia in più della mia.
Ho trovato un giubbino che mi andava e infilando la mano nella tasca interna ho trovato un borsello pieno di spiccioli.
Tutte monete di 1 euro e 2 per un totale poco sotto i 20 euro.
Ho chiamato mamma nell’altra stanza e le ho riferito quanto accaduto. Le si fanno gli occhi lucidi e mi dice: “hai visto? Papà ti ha fatto il regalo di Natale”.
Io non ci credo. Credo che sia stato semplicemente un caso.
Sono sceso con Luca e Santino e gli ho detto che papà ci avrebbe offerto il caffè quella mattina.
*alzando la tazzina di caffè*
Santino: “Grazie Peppì”.
Luca: “Grazie Peppì”.



