DENTRO AL FIUME

ATTO 1/6 – IL FIUME KILLER

Lo chiamano assassino.
Lo chiamano veleno.
Ma il fiume non nasce così e non ha mai chiesto di diventarlo.

Ho preso quei titoli, li ho letti uno a uno.
E ho sentito il bisogno di rispondere.

Ho pensato che forse, il fiume non è solo un corso d’acqua.
Forse è voce. Forse è memoria.

Così ho scritto.
Mi sono messo nei suoi panni e ho lasciato che fosse lui a parlare.

In prima persona.

Liberarsi dal male subito.

Qui, tutto ebbe inizio.

ATTO 2/6 – LA VOCE DEL FIUME: Zì PEPPE

La voce che chiude il brano è quella di Giuseppe Montoro, conosciuto da tutti come Zì Peppe ‘e Pigliuocco.
Un poeta contadino, un uomo che ha fatto della memoria orale una forma di resistenza, e del dialetto una bandiera.

Ho scoperto tardi la sua opera, sia nel quotidiano che nella parola poetica, grazie a Nunzia Gargano.
Poi, scavando nel tempo e nel territorio, ho incontrato i video di Francesco Servino (oltre alle foto di Giovanni Passero): lì, Zì Peppe recita le sue poesie con la voce viva di chi ha visto cambiare la sua terra, ma non ha mai smesso di raccontarla.

Una di quelle poesie è diventata per me più di un’ispirazione:
ne ho preso un frammento, l’ho rielaborato, e ne ho fatto il mio ritornello.

Quindi, grazie, Zì Peppe.

Ma, anche: grazie, Nunzia; grazie, Francesco; grazie, Giovanni.

Perché solo attraverso la ricerca, la memoria e le connessioni vere possiamo fare passi concreti verso il cambiamento.

ATTO 3/6 – LA FAMIGLIA DI Zì PEPPE E IL FIUME CHE VIVE

Ho conosciuto la moglie e i figli di Zì Peppe,
e con loro ho scoperto un pezzo di fiume che non avevo mai visto.

Non il Sarno che siamo abituati a immaginare, ma un suo affluente:
il Rio Santa Marina, a Lavorate di Sarno.

Qui, grazie al lavoro della famiglia Montoro, il fiume è ancora vivo.
L’acqua scorre pulita. La flora e la fauna convivono in equilibrio.
Si fa ricerca storica, si tramandano conoscenze, si custodisce la terra.

E poi ci sono i ricordi:
le tammurriate sulle sponde, i bagni nel rio,
la voce di Zì Peppe che scriveva seduto su una panchina di legno.

Io il Sarno l’ho sempre pensato sporco, perduto.
Invece no.

Esiste una realtà diversa.
Non cento anni fa. Non tra cento anni.

Oggi.

Ed è da qui che bisogna guardare.

ATTO 4/6 – VENOKI, I COLORI, E L’ASCOLTO VISIVO

Quando ho chiesto a Venoki di lavorare alla copertina del brano, gli ho detto una cosa sola:
voglio che il fiume parli, gridi, si trasformi.

La prima bozza gioca col dubbio:
gli animali stanno ballando o stanno morendo?
È proprio il dualismo che attraversa tutto il brano: tra vita e morte, tra denuncia e rinascita.

La terza bozza è la più esplicita:
il fiume scorre limpido, ma si sporca quando entra in contatto con la mano dell’uomo.

Poi c’è la seconda bozza, quella che abbiamo scelto come base.
All’inizio, dentro al barattolo, c’era un teschio: simbolo della morte portata dall’uomo.

Ma non era quella l’immagine che volevamo lasciare.
Perché sappiamo che certe rappresentazioni si sedimentano, si tramandano,
e finiscono per rafforzare proprio la narrazione da cui vogliamo prendere le distanze.

Così, Venoki ha fatto esplodere i colori.

E alla fine, è nata la copertina ufficiale.
Un fiume che non decade, ma tracima vita.
La fauna che osserva, curiosa.
Una mano che impugna una tammorra, come a dire: questo fiume ha un ritmo, una voce, una resistenza.

Il lavoro di Venoki non è solo grafica: è ascolto visivo.
È una traduzione figurativa di ciò che ho scritto e vissuto.

Perché anche l’immagine, come il suono, può essere presa di posizione.

ATTO 5/6 – DA SPONDA A SPONDA, DA LINGUA A LINGUA

Il testo del brano è stato tradotto in italiano e in inglese.

Perché questa storia non riguarda solo chi vive qui.
Perché l’inquinamento non ha confini, e nemmeno le parole.

Ad occuparsene è stata la 4G del Liceo Scientifico Mons. B. Mangino di Pagani (SA).
Con loro ho condiviso alcune lezioni sulla traduzione audiovisiva e sulla traduzione del testo canzone, ma anche sulla storia e la geografia del fiume Sarno.

Hanno accolto l’invito con curiosità, attenzione, senso di responsabilità.

Un grazie speciale alla professoressa Mariarosaria Giordano, che ha coordinato il lavoro con passione, e alla dirigente scolastica Ezilda Pepe, che ha sostenuto l’iniziativa con entusiasmo.

E grazie anche ai responsabili del progetto S.T.R.E.E.T.S., per aver accolto e accompagnato questa proposta con apertura e sensibilità.

La voce del fiume, adesso, può arrivare più lontano.
E forse, essere ascoltata davvero.

ATTO 6/6 – IL FIUME SARNO SIAMO NOI

Il video de ‘Il fiume Sarno’ è fuori ora.
 
Un viaggio attraverso immagini, suoni, volti, territori.
Tra passato e presente.
Tra quello che è stato e quello che può ancora essere.
Un fiume pulito non è solo un sogno, è una realtà possibile.
C’è un altro fiume che può ancora esistere.
 
Guardatelo. Fatelo girare.
Lasciate che sia lui a parlare.
 
Il fiume siamo noi.
Noi siamo il fiume Sarno.

ATTO FUORI SCENA – MARIJUÒ

Durante le riprese del video, ci siamo fermati sul ponte di San Marzano.

I ragazzi stavano riprendendo una delle zone sporche attorno al fiume.

Io ero lì, gironzolavo ed osservavo.

Passavano auto, motorini, facce distratte o incuriosite.

Qualcuno abbassava il finestrino per guardare meglio.

Forse per l’abbigliamento, forse per la postura, qualcuno mi avrà scambiato per un politico, un’istituzione di qualche tipo in visita ufficiale.

A un certo punto, un signore rallenta, mi guarda fisso e mi fa:

“𝐌𝐀𝐑𝐈𝐉𝐔Ò, 𝐒𝐓𝐀 𝐕𝐄𝐍𝐄𝐍𝐍𝐎 𝐁𝐁𝐔𝐎𝐍𝐎 ‘𝐎 𝐅𝐈𝐋𝐌𝐈𝐍𝐎?”

Rideva e si incupiva, minaccioso.

Per un attimo ho sentito addosso quello scetticismo popolare verso chi sta ‘sopra’, verso chi arriva a guardare senza sporcarsi.

Quello sguardo che ti incasella in automatico, se sei vestito bene, se tieni una troupe con te.

Uno scetticismo che conosco, che ho sperimentato in questi anni e che ancora mi prende.

Gliel’avrei voluto dire: “se siamo qui, se ci spendiamo per raccontare il fiume, é perché ci sentiamo coinvolti, proprio come te, caro automobilista”.

E allora sì, spero che sia venuto bene il ‘filmino’, che tu l’abbia visto, e che ti sia piaciuto.

E se mi rivedi, ricordati: siamo dalla stessa parte.

ATTO NASCOSTO – VERSO IL MARE

Il 9 aprile si è tenuta una presentazione in anteprima del video de ‘Il fiume Sarno’ al ristorante Il Bagatto: un momento intimo e riservato, che ha segnato il primo passaggio pubblico del progetto.

L’incontro è stato organizzato da Ritratti di Territorio, che ha creduto nell’idea sin dalle prime fasi, accompagnandone con cura il cammino verso la realizzazione finale.

Sono intervenuti gli autori del video, Vincenzo Sabatino, che ha dato voce ad alcune poesie di Zì Peppe, Venoki, che ha mostrato le fasi di lavorazione della copertina, e la famiglia Montoro, che ha condiviso la propria presenza e il proprio sguardo.

A breve si terrà l’atto conclusivo del progetto, al Liceo Mons. B. Mangino, ma l’auspicio è che il messaggio non si fermi, e continui a fluire.

Dipende da noi:

se ci interessa davvero, o se, pur interessandoci, è troppo faticoso prendersi cura di un problema vicino.

Dipende da noi.

Il fiume, intanto, va verso il mare.

SIPARIO – UNA GOCCIA NEL MARE

Dopo un anno e piú di pausa, sono tornato a fare musica con un brano che ritenevo ‘urgente’.

Un brano che ha fatto parte di un progetto, durante la cui attuazione ho riscoperto tutti i motivi per cui mi ero fermato.

Non posso negarlo.

Fortunatamente, ho trovato il supporto di alcune persone che mi hanno appoggiato e fatto sentire che ne valeva la pena.

Ieri, il progetto si è concluso con un ultimo incontro al Liceo Scientifico Mons. B. Mangino di Pagani, in cui ho potuto salutare la classe IV G ed incontrare le altre classi dell’indirizzo linguistico.

Alla fine, va bene: mi é stato restituito più di quanto potessi aspettarmi. Ho ricevuto ascolto, risposte, ed entusiasmo nell’immaginare un futuro diverso per il fiume.

Ciò mi ripaga dell’impegno per qualcosa che poteva nascere e finire nella mia stanza.

Ci avrei messo molto meno tempo, e non avrei ulteriormente ingolfato la mia agenda nel secondo semestre.

Ma tutto quello che avevo concepito e realizzato non poteva ridursi a un semplice esercizio accademico.

Volevo che parlasse alla mia terra, e soprattutto ai giovanissimi.

Volevo che il Sarno diventasse, anche per loro, una questione personale.

Per chiudere: sono pienamente consapevole del fatto che questo progetto non é altro che un minuscolo tassello in un puzzle con troppi pezzi fuori posto ed alcuni forse andati persi o buttati via di proposto.

Una goccia nel mare, diciamo. Nient’altro che una goccia nel mare, é vero.

Ma é una goccia nel mare, limpidissima.